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Ti cambio sul fasciatoio, l’odissea delle mamme

Quella del cambio è un’attività che rientra nella routine di tutti i genitori. Crescendo può però capitare che il bambino non accetti più di essere cambiato sul fasciatoio – spesso perché si sente troppo vulnerabile o perché si annoia – o che non voglia più stendersi. Potrebbe essere un segnale di ricerca di maggiore autonomia. Cosa fare allora per non trasformare questo momento in una “battaglia” all’ultimo pannolino? Abbiamo chiesto aiuto alla nostra psicologa Maria Grazia Maniscalco.

Uno dei momenti che preferisco della mia giornata con mio figlio, #Attilanontetemo Davide (un terremoto di un anno e mezzo), è sicuramente il cambio del pannolino. Un momento straordinario fatto di amore e sorrisi, abbracci e carezze… avete presente le pubblicità? Beh, dimenticatele!

La battaglia, pardon, l’inquadratura è pressapoco questa: Papà che si dirige al luogo incriminato (bagno o cameretta); il pargolo che ride ed emette gridolini di felicità fino a quando non capisce il vero motivo della passeggiata fuori programma; Mamma che, nell’altra camera, prega che almeno questa volta i signori di sopra non siano tentati di chiamare i servizi sociali immaginando sevizie e torture di ogni genere; sorella maggiore pronta a scattare qualora manchi il necessario per un’azione rapida e concisa.

Il momento più temuto dai genitori di tutto il mondo: l’apertura del pannolino

Appena il cucciolino mette a fuoco il fasciatoio comincia a dimenarsi come un’anguilla appena pescata e sguscia praticamente da tutte le parti: lo tieni in braccio e un momento dopo hai in mano i piedi, ma non sai come sia stato possibile. Con incredibile prontezza lo adagi sul ripiano e, senza alcuno sforzo, puoi controllare se ha placche o problemi alle tonsille: le sue urla sono talmente forti, infatti, che ringrazi Dio di aver dato retta al signore che ti ha venduto le finestre e aver scelto di montare i doppi vetri.

Una volta aperto il vaso di Pandora, se ti dice bene trovi la pipì. Se ti dice male devi cercare di trattenere il piccolino dal busto in su con una parte del braccio destro, tirando fuori nel frattempo con la mano una salviettina umidificata, mentre con l’altra mano gli tieni ferme le gambe per evitare che, continuando a contorcersi, la cacca si spalmi sul muro della camera creando un murales astratto.

All’inizio non sai bene come farai a pulirlo, e a dirla tutta non lo saprai mai: è come se all’improvviso la dea del pannolino provi pena per te e decida di regalarti una terza mano che assolve al compito, mentre tu continui a parare ogni colpo di tuo figlio.

Pit stop-lavandino: la pausa che aiuta a recuperare

Stremata chiami il primo time out: il LAVAGGIO AL LAVANDINO. Sarà l’acqua fresca, sarà il camminare da una stanza all’altra, sarà che finalmente si trova in posizione eretta, fatto sta che il pargolo recupera immediatamente il sorriso. E giù a “mammina mammina” e risolini, “papà papà” e abbracci; a volte arrivano persino i baci mentre lo avvolgi nell’asciugamano. Ma poi si consuma il secondo atto del dramma: il ri-appoggio sul fasciatoio.

Se quella di prima era stata un’impresa degna de “Il Gladiatore”, stavolta non basterebbe l’intero esercito romano per assolvere al gravoso compito. Allora ti giochi la carta “DISTRAZIONE“.

Nel vocabolario dei genitori la parola distrazione si avvale di diverse accezioni (un po’ come quando studiavamo greco e un verbo poteva voler dire “andiamo a mangiare” o “salviamo il mondo” a seconda del contesto): la distrazione può essere un gioco, un pupazzo, i capelli di mamma, la maglietta di papà, la crema per il cambio, il pannolino pulito. A casa nostra la più gettonata è la crema per il cambio: “apo” (apro), “apo” (chiudo). “Apo”. “Apo”. E via, giù dal fasciatoio. Sulla fascia scatta allora la sorella maggiore che ha già pronta un’altra crema da sottoporre alla sua attenzione: in quel momento capisci che Lassù qualcuno ti ama, ma che soprattutto quaggiù qualcuno (una bambina di nemmeno 5 anni) ti ama anche di più.

Cambio fasciatoio

Alle prese con la nuova crema il cucciolo è più tranquillo e quindi riesci ad asciugarlo e a preparare il pannolino pulito. C’è stato un tempo in cui hai anche pensato di fargli un massaggio con la crema per il corpo per farlo rilassare, dalle piante dei piedi fino all’ombelico. Poi, dopo aver provato due volte, hai capito che tentare la fortuna non fa per te.

Con la rapidità di un vero ninja, chiudi il pannolino e ti appresti a prendere i pantaloni, rivolgendoti alla dea del pannolino e pregandola di tenerlo occupato solo per qualche altro secondo. Ma sei stata troppo sfrontata e pagherai l’affronto con un calcio ben assestato all’altezza dello sterno con conseguente pianto a dirotto, suo e tuo.

La ri-vestizione, l’altra faccia della medaglia

Ti giochi allora l’asso nella manica: LO VESTI IN PIEDI.
Sorrisi.
Sospiro di sollievo.
Ma canti vittoria troppo presto. Stare in piedi vuol dire essere di nuovo libero: e tu vorresti trattenerlo ancora per addirittura un minuto e costringerlo ad alzare prima una gamba e poi l’altra? Giammai!

Finisce con il Papà che lo tiene in braccio prendendolo sotto le ascelle e la Mamma che gli infila i pantaloni mentre muove le gambe in una simil corsa nell’aria che riesce nell’incredibile intento di protrarre all’infinito il tuo compito. Sfiniti, tu e tuo marito/compagno vi guardate e sotto sotto sapete che al prossimo cambio farete entrambi finta di niente, sperando che ceda prima l’altro.

Quali sono i motivi alla base di questa ribellione?

Pare che questo sia un problema comune a molti bambini. A volte lo fanno sempre, a volte solo a fasi, a volte durano tanto, a volte poco.

Abbiamo quindi chiesto alla Psicologa dello Sviluppo e dell’Educazione specializzata nei Disturbi del Neurosviluppo, la Dottoressa Maria Grazia Maniscalco, perché alcuni piccoli odiano così tanto farsi cambiare distesi.

Maria Grazia Maniscalco
Psicologa dello Sviluppo e dell’Educazione
specializzata nei Disturbi del Neurosviluppo
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La Dottoressa ci ha spiegato che, se non sono presenti traumi o avvenimenti spiacevoli pregressi (come potrebbe essere una caduta accidentale dal fasciatoio), si tratta di una normale richiesta di indipendenza da parte del bambino. Ovviamente per noi è più comodo cambiarli su appositi supporti per tutta una serie di motivi, non ultimo evitare di rimanere bloccate con la schiena ed essere scambiate a giugno per la Befana in vacanza.

Ma sembra proprio che per loro non sia così: “Crescendo, verso gli 8-10 mesi, quando i piccoli cominciano ad avere controllo del loro corpo e dei loro movimenti, si sentono costretti – spiega la psicologa – la battaglia contro il cambio da sdraiati rappresenta quindi una richiesta di autonomia, di controllo dei movimenti intenzionali“. 
Senza contare che, a volte, presi dalla necessità o dal sacro fuoco della pulizia, nel momento in cui decidiamo di cambiarli, non badiamo troppo a cosa stiano facendo, interrompendo magari giochi e attività a cui si stavano dedicando con piacere e divertimento.

Cambio FasciatoioCosa fare allora per evitare di innervosirli e innervosirci?

“In questi casi, quando il bambino è un po’ più grande ed è in grado di reggersi in piedi facendosi aiutare dal genitore o sostenendosi a qualcosa di stabile, il mio consiglio è quello di passare al PANNOLINO A MUTANDINA – continua la Dottoressa – E’ anche un buon modo di avviarlo già a movimenti coordinati come quello di abbassare e alzare le mutandine e quindi allo spannolinamento”. 

E’ bene ricordare che si tratta di un momento molto particolare per il bambino che si trova in uno stato di grande VULNERABILITA‘: si affida e confida in noi.

Parlargli, spiegargli come stiamo facendo, cantare canzoncine o raccontargli una storia con tono calmo e disteso può aiutarlo a calmarsi e a farlo sentire al sicuro, anche se oggetto di una “pratica” a volte poco rassicurante. Spesso infatti sottovalutiamo che il bambino possa, ad esempio, non gradire lo sbalzo di temperatura quando lo svestiamo o che abbia qualche fastidio come prurito o bruciore.

Cambio FasciatoioE’ ovviamente utile permettergli di PARTECIPARE ATTIVAMENTE: da supino, infatti, non ha modo di vedere cosa gli stia accadendo intorno. Non a caso, nella stanza del cambio dei nidi, spesso, sopra al fasciatoio, è attaccato uno specchio da cui il bambino non solo può guardarsi e seguire ogni movimento dell’educatrice (e, una volta grande, aiutarla passandole ad esempio il pannolino pulito), ma anche vedere i compagnetti che girano per la stanza.

Predisporre, infine, un INTRATTENIMENTO ESCLUSIVO può rappresentare un passatempo originale per il pargoletto e utile per i genitori. Stabilire un gioco da utilizzare unicamente durante la sessione di cambio può rivelarsi fondamentale per tenere viva la sua attenzione e, al tempo stesso, fargli associare quella determinata attività a un evento positivo.Cambio fasciatoio

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