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Storie di un mito: l’allattamento prolungato.

Nutrienti e anticorpi contro le malattie, serenità e dolcezza contro lo stress della crescita. Ecco i benefici dell’allattamento prolungato: sempre consigliato, ma senza forzature.

Greta ha 21 mesi, anzi fra tre giorni ne fa 22. Greta cammina, anzi corre, si arrampica ovunque. Al parco giochi, al palchetto come lo chiama lei, la vedi che sfreccia da uno scivolo sul quale sale tassativamente da sola a un’altalena. Greta è piuttosto autonoma, a casa è abituata a giocare da sola, cucina spesso con me, mette i suoi giochi a posto, dopo mille lamentele lo fa. Greta prende ancora la tetta.

Non mi vergogno a dirlo e anzi ne sono piuttosto fiera, allatto ancora Greta.

Ne sono fiera perché quando sono rimasta incinta ero convinta che non sarei riuscita ad allattare. Chissà perché, nella mia ignoranza pensavo che l’allattamento fosse un qualcosa di ereditario (che idiota!) e avendo avuto una mamma che di cinque figli non ne aveva allattato mezzo e una sorella con due gemelli e zero latte ero più che sicura che non ci sarei riuscita. E invece eccomi qui, dopo 22 mesi ancora ad allattare nonostante lo stupore di molti, nonché delle sopraccitate.

La scelta di continuare in questo percorso, bellissimo seppur molto faticoso, l’ho fatta per entrambe. Sicuramente per me, egoisticamente la sensazione di sapere di essere una fonte di nutrimento per Greta è impagabile, così come il sentirmi un tutt’uno con lei. Ma l’ho fatta anche e soprattutto per lei.

Ci sono diversi studi che dimostrano come l’allattamento prolungato sia oltremodo favorevole al suo sviluppo psico-fisico, a tal punto che enti internazionali del calibro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dell’UNICEF raccomandano alle donne di allattare i propri figli fino ad almeno i due anni di età. E, se possibile, addirittura oltre!

I benefici dell’allattamento materno sono innumerevoli, sia per la mamma che per il bambino. Ma è così anche dopo l’anno d’età?

Dal punto di vista nutrizionale, il latte materno, infatti, risulta ricco di sostanze nutritive che possono completare e integrare la dieta solida del bambino (Greta mangia tutto e beve anche latte vaccino!). Alcuni studi indicano che 448 ml di latte materno assunto tra i 12 e i 23 mesi di vita sono capaci di offrirgli:

  • il 29% dell’apporto energetico quotidiano;
  • il 43% del fabbisogno di proteine;
  • il 36% del fabbisogno di calcio;
  • il 75% del fabbisogno di vitamina A;
  • il 76% del fabbisogno di folato;
  • il 94% del fabbisogno di vitamina B12;
  • il 60% del fabbisogno di vitamina C.

Ciò vale a dire che, con l’allattamento prolungato al seno, si acquisiscono molti nutrienti che integrano al meglio l’alimentazione dei bambini, soprattutto sotto l’aspetto vitaminico (allora, ancora tutti convinti che il latte dopo l’anno sia acqua?).

Oltre ai nutrienti il latte materno dopo il secondo anno di vita è ancora ricco di anticorpi che contribuiscono a formare il sistema immunitario del bambino, che risulterebbe completo solo al 60% nel momento dello svezzamento.

Alcuni anticorpi, addirittura, si formerebbero proprio dopo i primi 12 mesi. I bambini allattati oltre il primo anno di vita si ammalerebbero di meno (eccezion fatta per mia figlia la cui ultima febbre risale a tre giorni fa). Senza contare che i bambini ammalati spesso non riescono a mangiare nulla, ma trattengono bene il latte materno che assolve a tutte le esigenze nutrizionali anche nei periodi di malattia.

L’allattamento prolungato non presenta nessuna controindicazione e svolge una funzione importante nella relazione madre-figlio

Devo ammettere che, finché non sono diventata mamma e non mi ci sono ritrovata, non capivo alcuni meccanismi. Una mia cara amica ha allattato il figlio fino ai due anni e mezzo e al tempo la guardavo incredula, come diventerà questo bambino da grande? Sarà autonomo?

Con la nascita di Greta ho capito cosa vuol dire essere e fare la mamma. Quotidianamente me ne sento dire di ogni, smettila che tra un po’ è maggiorenne, ma che cosa le stai insegnando?, ma non ti vergogni?, le stai creando un sacco di problemi psicologici per il futuro.

Non c’è alcuna ricerca che dichiara che l’allattamento prolungato crei una dipendenza che fa male al bambino. Ci sono, al contrario, alcune prove che i bambini che sono stati allattati al seno per anni siano più indipendenti.

Inoltre, per il bambino la suzione continua a essere un gesto molto rilassante, oltre che a rafforzarlo emotivamente. E nonostante sia credenza comune che il bambino debba essere lasciato ad affrontare la realtà in modo autonomo, l’allattamento al seno prolungato non rischia di creare dei complessi di dipendenza. Al contrario, essendo meno nervoso e sentendo costante la vicinanza della mamma come guida, il bambino riuscirebbe a percorrere meglio le tappe della crescita.

Infine, da un punto di vista biologico, l’allattamento prolungato è consigliato perché rappresenta il gesto più naturale e semplice possibile con cui una madre dimostra tutto il proprio amore e tutta la protezione per i suoi piccoli.

Al di là di quelle che sono le evidenze scientifiche e psicologiche sugli effetti benefici dell’allattamento prolungato al seno, è essenziale ribadire che l’allattamento prolungato al seno è davvero benefico a patto che venga condotto da entrambi gli interessati con serenità e senza ansie o stress.

Ogni mamma sa ciò che è meglio per se stessa e per il proprio bambino ma in Italia una su tre smette di allattare a causa del giudizio delle persone. E se la smettessimo di dare continui giudizi non richiesti?

Ho come la sensazione che il mondo (e noi mamme, ahimè, invece di fare squadra tra di noi siamo quelle con più propensione al giudizio) si aspetti sempre di più da noi mamme, che ci voglia omologare ad uno standard. Devi fare un figlio ad una certa età, devi allattarlo esclusivamente al seno fino ai sei mesi, poi puoi svezzarlo seguendo rigidamente le tabelle fornite dall’OMS e massimo all’anno (ma è già troppo tardi per alcuni) bisogna togliergli il seno. E mi raccomando non prendeteli troppo in braccio perché rischiate che gli venga il vizio, non cullateli troppo perché poi non si addormentano da soli, fateli piangere che gli si allargano i polmoni.

E così l’allattamento da pratica del tutto accettabile (più un imperativo morale direi…) finché hai un neonato di pochi mesi, diventa un tabù inviolabile quando il bambino diventa appena più grande.

Si passa in un battito di ciglia dal giudicare male la mamma che non allatta un neonato al criticare con gli stessi toni aspri  quella che offre il seno a un figlio di un anno o due (e figuriamoci se come me non ha la benché minima idea di quando smetterà).

In Italia una mamma su tre smette di allattare a causa del giudizio della gente. Per il rischio di sentirsi in difetto, di convincersi che il proprio comportamento sia sbagliato e disdicevole. Una mamma al primo figlio, stanca e insicura, potrebbe andare in crisi, potrebbe convincersi che sarebbe più sano disabituare il proprio bambino al seno. Che prolungare l’allattamento sarebbe morboso e deleterio, limitante per la sua autonomia. Che se non glielo togli adesso, poi non glielo togli più!

Ci si potrebbe sentire, in qualche caso, inconsciamente obbligata a giustificarsi (allatto solo di notte se no piange, allatto solo per farlo addormentare), tendere a nascondersi quando si allatta in pubblico, limitare il più possibile il numero e la frequenza delle poppate, convincere gli altri e forse anche te stessa che continui solo perché altrimenti lui/lei si dispera, un po’ controvoglia, per così dire.

Io sono della scuola che chi si fa i c@@@@ propri campa cent’anni, ignoro le voci, gli sguardi, i pensieri. Vado avanti per la mia strada. Perché se, quanto e fino a quando allattare è una scelta che spetta a ogni madre.

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