Il 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria, per ricordare milioni di vittime, fra cui tantissimi bambini e neonati, che morirono nei campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ovviamente noi di Roma03 non abbiamo la pretesa di raccontare una cosa complessa – ma in fondo semplice, mostruosa e banale (e mi viene subito in mente La banalità del male di Anna Arendt) – a dei bambini piccoli.
Sicuramente però possiamo coltivare in loro e con loro l’amore per il prossimo, l’empatia, la curiosità verso la diversità invece della protezione del proprio a svantaggio dell’altro, la condivisione.
Possiamo riflettere noi per primi – meditate che questo è stato – senza chiederci “Come è potuto accadere?” relegando ciò che è successo alla sfera dell’assurdità. Perché è successo e potrebbe riaccadere se non educhiamo all’empatia e alla felicità i nostri figli.
Ho studiato per oltre 15 anni il fenomeno della musica scritta nei campi di concentramento e raccolta da un musicista italiano straordinario, Francesco Lotoro.
Ho avuto il grande privilegio di conoscere alcuni sopravvissuti, fra cui Lia Levi, scrittrice, e Ela Weissberger, che nel campo di Terezin – il Campo di Concentramento di artisti e bambini – impersonò a 11 anni il gatto nell’Opera per bambini Brundibar, scritta da Hans Krasa che morì ad Auschwitz.
Quella della musica nei campi di concentramento è una storia anche di bambini: ci sono tante filastrocche, canzoncine, opere per i più piccoli.
Fra queste storie, oltre al Brundibar già citato (un’opera sulla lotta fra il bene e il male in cui due bambini vanno alla ricerca di un po’ di latte per la madre malata), c’è l’incredibile storia di Ilse Weber.
Ilse era una poetessa, scrittrice di libri per bambini, musicista che riuscì a mettere in salvo il figlio più grande mandandolo in Svezia da amici, ma non riuscì a risparmiare la deportazione al più piccino.
Quando arriva nel campo con il figlio e il marito ha 39 anni e chiede di lavorare nell’infermeria dei bambini. Nel campo continua a scrivere canzoni e poesie. Si racconta che arrivata ad Auschwitz un prigioniero che conosceva le disse che li avrebbero portati alle “docce”. Docce che non erano docce, ma camere a gas. Canta forte con i tuoi bambini quando entrate, le dice, quelle canzoni che gli fai cantare sempre, così inalerete il gas e morirete subito, prima di venir schiacciati dagli altri quando il panico si diffonderà.
Ilse muore il 6 ottobre del 1944 con il suo bambino. Il marito sopravvive e torna dopo anni a Terezin, dove recupera gli scritti della moglie che lei aveva seppellito in un capanno per evitare che finissero nelle mani dei nazisti.
Quanto agli albi illustrati per bambini sulla Shoah, ce ne sono di meravigliosi che cercano di avvicinare al tema della Shoah in modo delicato.
Vediamo alcuni di questi libri che, a discrezione del genitori, potranno essere proposti a bambini un po’ di tutte le età
Vera è una bambina.
Vera ha un grande cuore.
Un giorno Vera viene deportata in un campo di concentramento. E allora, in quel grigiore, freddo e paura, Vera fa un sogno: sogna di portare in dono a tutti i soldati che vede andare in giro per il campo un pezzettino del suo caldo, rossissimo, grande cuore…
Acquistalo sul sito dell’editore
Daniel è un bambino ebreo in una città piena di soldati cattivi. Sua madre deve lavorare di nascosto chiusa in casa, perché agli ebrei è proibito lavorare. E così Daniel deve andare a fare la fila per il cibo, ma c’è una persona che lo terrorizza: la portinaia Apollonia, una strega, di sicuro! Ma siamo sicuri che la portinaia Apollonia sia poi così cattiva?
Acquistalo sul sito dell’editore
Leggilo sul sito dell’editore in PDF
La storia questa volta viene raccontata, con bellissime rime, da una stella gialla “Mia madre era forbice, mio padre era telo tagliata precisa nel giallo del cielo”. Raccontata in modo magistrale, questo libro per bambini sulla Shoah segue la stella e la vede finire su vecchi, adulti e bambini. La stella vede bambini che non giocano più e non possono andare a scuola, libri che non possono essere letti, negozi che vengono chiusi…
Altra idea geniale per proporre ai bambini un tema tanto doloroso è quella di affidare il racconto a un orso di peluches, regalo di compleanno per il piccolo David. Quando però a David cuciono una stella sulla giacca e lo portano via, Otto viene affidato a un altro bambino, Oskar, amico di David che abita nel suo stesso palazzo. Quello di Otto sarà un lungo viaggio attraverso i rumori spaventoso e il dolore della guerra. Un viaggio che lo vede anche diventare un eroe…
Il signor Tirelli è un uomo che ama il gelato e lo sa fare benissimo! Così, quando si trasferisce a Budapest, decise di aprire una gelateria. Fa un gelato buonissimo e altre cose ancor più buone… Scritto da Tamar Meir, genero di Peter (Isacco), l’altro protagonista della storia, salvato da Tirelli, nominato “Giusto fra le nazioni”, titolo che si sono meritati coloro che durante la Seconda Guerra Mondiale salvarono altre persone dalla Shoah.