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Giornata Mondiale della Sindrome di Asperger: capire per aiutare

Dopo tanto tempo, oggi la Sindrome di Asperger è più conosciuta grazie al moltiplicarsi degli studi e alle tante personalità che la raccontano. Diagnosticarla nei bambini piccoli è molto difficile, ma in età scolare bisogna fare attenzione ad alcuni segnali.

Oggi si festeggia la giornata mondiale della Sindrome di Asperger (nel giorno del compleanno del pediatra austriaco da cui prende il nome e che per primo ne descrisse i sintomi), disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento caratterizzato dalla compromissione delle interazioni sociali, dalla ripetitività degli schemi comportamentali e, in alcuni casi, dalla focalizzazione su alcuni ristretti interessi e attività stereotipate, senza però implicare un ritardo significativo nello sviluppo cognitivo o del linguaggio.

Quando diagnosticarla

Studi autorevoli stimano che una persona su 100 è compresa nello spettro autistico. Il momento più adatto per diagnosticare la Sindrome di Asperger è in età scolare, e non può essere valutato con una certa sicurezza prima dei 4 anni. Questo perché, nei primi anni di vita, i bambini tendono a utilizzare la comunicazione non verbale per superare le difficoltà ed è quindi facile fraintendere comportamenti e atteggiamenti.

Asperger nastro consapevolezza

Interazioni difficili e paura del caos

Non si tratta di una malattia o di un ritardo cognitivo, anzi, di solito un “Aspie” presenta un QI superiore alla media e un talento non comune. Il vero scoglio sta soprattutto nelle sue capacitĂ  relazionali: il contatto con gli altri, anche quello oculare, è spesso evitato e le regole comuni di condotta sociale quasi completamente sconosciute. Così come l’ironia, il sarcasmo, la reciprocitĂ , l’emotivitĂ , l’affettivitĂ  e il linguaggio metaforico. Un bambino con SA, infatti, presenta solitamente un lessico ricco, ma formale, è attaccato al significato letterale dei termini, processa ogni tipo di informazione tanto da risultare distaccato da qualsiasi tipo di emozione. Il suo, in realtĂ , è un distacco solo apparente che nasconde un’ipersensibilitĂ  accentuata. Le persone con Sindrome di Asperger, infatti, vivono il caos come una minaccia: per tenere a bada l’ansia e l’angoscia che genera in loro, cercano conferme e tranquillitĂ  nella routine e nella ripetizione ossessiva delle attivitĂ .  

Gli Aspie “famosi”

Fino a qualche anno fa la Sindrome di Asperger era quasi del tutto sconosciuta, oggi per fortuna se ne parla molto: sono tanti i personaggi più o meno conosciuti che ne soffrono o che si è scoperto ne hanno sofferto. Fra questi Vincent van Gogh, Bob Dylan, Tim Burton, Courtney Love, Andy Warhol, Kurt Cobaine, Susanna Tamaro, Mark Zuckerberg e persino la piccola Greta Thunberg.

Nel 2015 la Rai ha contribuito a far conoscere questo disturbo dello spettro autistico attraverso la fiction “Tutto può succedere”, remake italiano di “Parenthood”, andata in onda fino ad agosto 2018. Attraverso il personaggio di Max, il pubblico ha imparato a capire e a dare un significato ad alcuni comportamenti che, non conoscendo la SA, potrebbero apparire sconnessi o addirittura insensati. Queste peculiarità possono, purtroppo, generare fenomeni di bullismo da parte di compagni e coetanei che non riconoscono nel bambino/ragazzo con Sindrome di Asperger quegli stereotipi di “normalità” che fanno di un gruppo, un insieme di persone che condivide determinate caratteristiche.

alinea nel cortile

Un’aliena nel cortile che spera di volare via

Per provare a comprendere da vicino la frustrazione e l’angoscia di un Aspie negli anni della scuola, quando ancora la diagnosi di questo disturbo non era ancora possibile, suggeriamo le parole di Clare Sainsbury e del suo “Un’aliena nel cortile” edito da Uovonero: pensare che una bimba, nel periodo che dovrebbe essere il piĂą bello della sua vita, si senta così in difficoltĂ  da immaginare di appartenere a un altro popolo e da sognare che un’astronave la porti via il piĂą lontano possibile dalla sua realtĂ , ci ha messe con le spalle al muro, sbattendoci in faccia un’amara veritĂ .

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