Cosa ho imparato dal Coronavirus

3 Mag, 2022
silvialombardo

La clausura forzata ci ha privato di molte cose, ma ci sta anche rendendo più consapevoli della fortuna che abbiamo avuto fino a questo momento: abbiamo dato per scontate tante cose, dal lievito di birra alla libertà.

Oggi scorrendo per la centoventesima volta la bacheca di Facebook sono incappata nel post della mia amica Katia che analizzava, in poche accuratissime parole, quanto questa situazione che stiamo vivendo l’avesse trasportata in una realtà atemporale dove un mese sembra un anno, ma anche un giorno.

Non potendo che darle ragione, mi sono soffermata a pensare quanto in generale sia cambiata la nostra vita in poco più di 30 giorni. E proprio come ha detto Katia, faccio fatica a ricordare quando mi alzavo, accompagnavo i bambini a scuola, andavo in giro per lavoro, li portavo a fare sport, o andavo al parco, a cena fuori o al cinema nell’unica serata libera di mio marito. Quanto mi manca il cinema… E pensare che non siamo mai stati neanche degli assidui frequentatori.

Anche le cose “normali”, ai tempi del Coronavirus non ci appaiono più tanto ovvie

Mi manca un po’ tutto, a dir la verità. Adesso ho quasi paura di uscire, come se la mia coscienza si fosse “sistemata” in casa e desse per scontato che questo è il mio posto. E pensare che, fra milioni di lavoratori, io ero una delle poche persone che lavorava in casa anche prima del Coronavirus e usciva solo per quegli articoli che necessitavano della sua presenza fisica in un luogo specifico. Dovrei essere abituata. E invece no.

Così mi sono fermata a ragionare sul fatto che questa quarantena forzata mi ha portato via molto, ma anche insegnato altrettanto… o forse anche di più. 

Coronavirus cosa ci ha insegnato

Mi ha insegnato la condivisione. Degli spazi e delle necessità. La condivisione della colazione e dell’attenzione. La condivisione della felicità, ma anche della paura.

Mi ha insegnato a guardare nuovamente i miei figli mentre dormono, indugiando sulle loro guance rotonde, sulle loro meravigliose labbra e su quegli occhioni socchiusi che ancora non hanno visto niente del mondo, eppure mostrano tutta la maturità della loro purezza. Quegli occhi che parlano di cose semplici, ma estremamente potenti come l’amore e la dedizione.

Mi ha insegnato a non dare nulla per scontato. Il lievito di birra e la passeggiata in centro, certo, ma soprattuto gli affetti. Gli amici e il suono delle risate, i parenti e gli abbracci che risanano gli strappi, mia madre e quell’odore di mamma che ha solo lei.

Cosa ci ha insegnato il Coronavirus

Mi ha insegnato a cucinare, a stendere la pasta della pizza e che le gocce di cioccolato dentro al ciambellone non affondano se le passi prima dentro la farina.

Mi ha insegnato a fare la pasta di sale. A metterla in forno e a dipingerla.

Mi ha insegnato di nuovo ad amare il balcone, da anni quasi del tutto inutilizzato. Mi sono tornati alla mente i pomeriggi d’estate con i miei genitori, a bere Coca Cola ghiacciata seduti sulle sedie di bambù in terrazzo, aspettando che iniziasse “Giochi senza frontiere”.

Mi ha insegnato a dire quello che penso, cosa che mi ha sempre contraddistinto, ma che non facevo da un po’ . Mi ha insegnato ad avere di nuovo fiducia in me stessa. A non piacere a tutti e a fregarmene.

Mi ha insegnato a mettermi nei panni degli altri: in quelli della nonna, del papà (anche se ha insegnato più ai papà a mettersi in quelli delle mamme, ma non glielo diciamo), delle maestre, delle casalinghe, dei cassieri del supermercato, del titolare del piccolo alimentari…

Mi ha insegnato ad avere cura delle persone a cui voglio bene. A non procrastinare un pensiero o un saluto.

Mi ha insegnato a colorare con i bottoni e a fare yoga.

Coronavirus cosa ci ha insegnatoIn tanti dicono che quando tutto questo sarà finito, torneremo a essere esattamente come prima: talmente incasinati da dimenticare tutto in meno di un’ora.

Non ne sono sicura.

Questa quarantena mi ha insegnato (e sono sicura non solo a me) che la libertà mi serve: mi serve per amare, respirare, sognare, vivere…

E anche quando non avrò più motivo di scrivere #IORESTOACASA, questo non lo dimenticherò.